C’era una volta, e c’è ancora, un folto bosco proprio ai
piedi di una maestosa montagna. Per molti giorni aveva nevicato e il bosco
aveva assunto un aspetto magico. Sui rami spogli di maggiociondoli, faggi e
castagni erano fioriti piccoli fiori di neve. La neve abbondante caduta sugli
abeti pareva panna montata e spingeva i rami più bassi a toccare terra. Tutto
intorno c’era un grade silenzio, non si sentiva neppure un cinguettio. Cince,
pettirossi, fringuelli avevano cercato riparo nel folto degli abeti, in attesa
di scorgere un raggio di sole. Piccole orme d’una lepre indaffarata avevano
lasciato traccia di un sentiero nella neve alta.
In quel bosco c’era un castagno centenario dal tronco solido
e dalla circonferenza così ampia che per abbracciarlo occorrevano cinque o sei
uomini adulti. Le radici contorte e nodose si diramavano sopra e sotto la
terra, intrecciandosi tra loro. A ben osservare tra una radice e l’altra c’era
come un tunnel profondo e scuro …
In quel luogo abitava Giuditta. Chi è Giuditta? chiederete
voi bambini. Giuditta era una vecchia gnoma che aveva imparato da sua madre a
cercare le erbe curative nel bosco ed a preparare medicine, tisane e pozioni
varie. Se un piccolo gnomo del villaggio aveva il mal di denti lei lo curava
subito con le sue erbe. Giuditta, come del resto tutti gli gnomi, amava molto
la natura e ne aveva cura. Ed i suoi vestiti erano sempre molto colorati: si
era cucita una gonna lunga color del sole, una camicia bianca come la luna, un
cappello a punta verde come le piante che raccoglieva nel cestino, che portava
sempre con lei.
Giuditta era stata cacciata dal villaggio ed aveva trovato
riparo ed una nuova casa proprio sotto il castagno centenario. Ora vi racconto
perché, due anni prima, aveva dovuto lasciare il villaggio. Era inverno e
faceva molto freddo così moltissimi abitanti si erano ammalati. Giuditta aveva
cercato di curarli come meglio poteva ma, ad un certo punto, le sue erbe
medicinali avevano cominciato a scarseggiare. Così quando anche Davide, il capo
del villaggio, sua moglie Vera e suo figlio Benjamin si erano ammalati, lei
aveva fatto tutto quello che poteva per curarli. Vera però aveva continuato ad
aggravarsi ed era morta.
Davide non si rassegnava alla perdita e aveva accusato
Giuditta di non averla curata bene. “Non hai salvato mia moglie – le aveva
gridato – non voglio vederti mai più. Vattene via dal villaggio e non tornare
più!”
Cammina e cammina aveva trovato il grande castagno e
scoperto che sotto le radici c’era uno spazio abbastanza grande per vivere e lì
era rimasta. Ogni primavera, estate ed autunno usciva a cercare le sue amate
piante. In groppa alla sua amica lepre raggiungeva i luoghi più lontani. In
inverno stava chiusa nella sua casetta ma era molto triste, perché si sentiva
sola.
Quell’inverno qualcuno bussò con insistenza alla sua
porticina. “Chi è?” aveva chiesto. “Sono Benjamin, il figlio del capo
villaggio, ti prego apri la porta.” Giuditta aveva aperto la porta: “Come mai
stai bussando alla mia porta?” aveva chiesto, preoccupata. “Ti prego, devi
venire con me al villaggio, mio padre sta molto male e nessuno è in grado di
curarlo. Abbiamo bisogno di te.” Giuditta non se lo fece ripetere due volte e,
preso il cestino con le sue erbe e le tisane s’affrettò a seguirlo.
Quando Davide la vide si fece scuro in volto e con un filo
di voce le disse: “Cosa sei venuta a fare, qui?” “Sono qui per curarti, se me
lo permetti” rispose lei. Il capo villaggio ma voltò il capo da un’altra parte
senza dire più nulla, perché faceva fatica a parlare. Benjamin intervenne:
“Papà, devi permettere a Giuditta di curarti, ti prego. Io ho bisogno di te e
anche tutti gli abitanti del villaggio vogliono che tu guarisca.” Commosso da
quelle parole Davide, sorrise al figlio, e si decise a prendere la medicina che
Giuditta aveva preparato per lui. Dopo qualche giorno di cure amorevoli, Davide
si sentì meglio e riuscì ad alzarsi dal letto e ad affacciarsi alla finestra
per salutare gli abitanti del villaggio.
Poi chiamo Giuditta e le disse: “Ti ringrazio per avermi
curato e ridato la salute. Tu sei davvero una brava persona ed io devo
chiederti scusa per averti cacciato dal villaggio. Qui c’è un gran bisogno
della tua presenza e vorrei che tu tornassi a vivere con tutti noi.” “Non
preoccuparti – rispose Giuditta – ogni volta che ci sarà bisogno di me tornerò.
Però preferisco restare nella mia casetta nel bosco e voi potete venire a
trovarmi ogni tanto, se volete. Là, io potrò continuare a raccogliere, tutti i
giorni, le erbe che servono a curare.”
Preso il suo cestino sottobraccio, con il sorriso sulle
labbra, lentamente s’avviò verso casa.
(13 gennaio 2021)
Bosco Sacro di Brissago