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venerdì 22 marzo 2024

HAIKU

 

Keiryu

Vento gelido da nord

scuote la neve stamattina

dalle bianche conifere.

Il tradimento perpetuato:

diventa di ghiaccio ogni cuore.


Viaggia il ghiaccio verso sud

sulla via della sua morte.

Così mi ritraggo e assottiglio

non arriverò all’estate.

 

Haiku

Sulle violette

lieve manto nevoso –

marzo bizzarro


Sogni d’infanzia-

lasciarsi avvolgere

ad occhi aperti.

 

Che fai camelia?

Anzitempo i boccioli

vogliono aprirsi.

 

Sopra le creste

volteggiano due aquile –

gioia e stupore

 

In tutti i prati

sbocciano nuovi fiori-

effetto marzo

 

Nuvole rosate

veleggiano al tramonto-

immite marzo



lunedì 26 febbraio 2024

giovedì 1 febbraio 2024

Una storia di paura

Lucrezia, sposa del conte Serafino del Portone, era una giovane bella e dal carattere dolcissimo. Tutti ammiravano la sua bontà. Era un periodo molto felice per gli sposi perché aspettavano la nascita di un bambino. Una notte Lucrezia si svegliò molto agitata. Aveva sognato un devastante incendio ed una figura angosciante che cercava di ghermirla. Da quel giorno le fiamme visitarono sovente le sue notti. Incendi devastanti che riempivano velocemente gli ambienti. Lei fuggiva terrorizzata da una stanza all’altra ma non trovava mai una via d’uscita. Le lingue di fuoco sembravano vive e si levavano sempre più alte in una danza agghiacciante. Volando tra le fiamme, arrivava anche quell’essere spaventoso che non aveva nulla d’umano. Ridevano sguaiatamente le due teste, saltellava sulle zampe che aveva al posto dei piedi e agitava le pinne al posto delle mani. Erano sogni così vividi da terrorizzarla e farle perdere il sorriso. Il conte Serafino, molto preoccupato per l’agitazione della moglie, decise di chiamare il parroco del paese per avere un consiglio. Dopo lunghi colloqui con Lucrezia e con la sua cameriera, il parroco aveva scoperto che quest’ultima, a volte, portava alla padrona una tisana, che avrebbe dovuto aiutarla a calmarsi. Aveva utilizzato della lattuga, raccolta lungo un vecchio muro del castello. Il parroco aveva chiesto alla donna di accompagnarlo sul luogo. Si era accorto allora che si trattava della lattuga velenosa, una parente selvatica della comune lattuga da insalata, dal sapore amarognolo. Scoperta la causa del problema, Lucrezia in breve tempo si riprese e portò felicemente a termine la gravidanza.




domenica 28 gennaio 2024

Ragazzo coricato – 1890 – Cèzanne Pa

'Ho bisogno di riflettere' pensa Francesco, 'anche questa è stata una giornata di merda.

Al mattino suo padre l'aveva tirato giù dal letto alle quattro per pulire la stalla e mungere le mucche. Francesco odia quelle incombenze. Vuole solo lasciare il paese e girare il mondo.

Così nel pomeriggio  si era allontanato dalla fattoria senza dire nulla.

Ora se ne sta sdraiato sull'erba e medita sul suo futuro. Lo sguardo perso davanti a sé.

Non vede la bellezza della natura che lo circonda, non sente il profumo dell'erba intorno, gli alberi rigogliosi che punteggiato il paesaggio, il lento scorrere del ruscello. Tutto ciò non gli infonde la pace che cerca.

'Parlami vento come fai con gli alberi' pensa.

Gli ultimi raggi di sole avvolgono ogni cosa.

E la risposta che cerca non l'ha trovata ancora. Così si rialza e con passo lento ritorna a casa.




 

21 gennaio 2023

sabato 20 gennaio 2024

Petit once

 Rita
giovane donna
romantica e sognatrice
uscita dal buco nero
rinascita

Rita
rivisita spesso
il suo passato
tutti i suoi affetti
radici

Rita
timidezza patologica
insicura ma curiosa
ama stare in compagnia
felicità

Rita
desidera parole
per raccontare emozioni
la scrittura come cura
serenità



martedì 9 gennaio 2024

Scende la neve

Scende la neve -

la danzatrice sogna

passi leggeri


Fa capolino

tra la neve leggera

il bucaneve


Il mio Natale:

indugia sul Presepe

sguardo d'infanzia


Scende la neve -

non teme, con il freddo,

l'amore vero


La nuova neve

risveglia l'io fanciullo

che dimora in noi


Magia d'inverno

la coltre bianca copre

il nudo campo


Bianca la neve -

ricopre ogni germoglio

col suo candore



venerdì 5 gennaio 2024

Giuditta

C’era una volta, e c’è ancora, un folto bosco proprio ai piedi di una maestosa montagna. Per molti giorni aveva nevicato e il bosco aveva assunto un aspetto magico. Sui rami spogli di maggiociondoli, faggi e castagni erano fioriti piccoli fiori di neve. La neve abbondante caduta sugli abeti pareva panna montata e spingeva i rami più bassi a toccare terra. Tutto intorno c’era un grade silenzio, non si sentiva neppure un cinguettio. Cince, pettirossi, fringuelli avevano cercato riparo nel folto degli abeti, in attesa di scorgere un raggio di sole. Piccole orme d’una lepre indaffarata avevano lasciato traccia di un sentiero nella neve alta.

In quel bosco c’era un castagno centenario dal tronco solido e dalla circonferenza così ampia che per abbracciarlo occorrevano cinque o sei uomini adulti. Le radici contorte e nodose si diramavano sopra e sotto la terra, intrecciandosi tra loro. A ben osservare tra una radice e l’altra c’era come un tunnel profondo e scuro …

In quel luogo abitava Giuditta. Chi è Giuditta? chiederete voi bambini. Giuditta era una vecchia gnoma che aveva imparato da sua madre a cercare le erbe curative nel bosco ed a preparare medicine, tisane e pozioni varie. Se un piccolo gnomo del villaggio aveva il mal di denti lei lo curava subito con le sue erbe. Giuditta, come del resto tutti gli gnomi, amava molto la natura e ne aveva cura. Ed i suoi vestiti erano sempre molto colorati: si era cucita una gonna lunga color del sole, una camicia bianca come la luna, un cappello a punta verde come le piante che raccoglieva nel cestino, che portava sempre con lei.

Giuditta era stata cacciata dal villaggio ed aveva trovato riparo ed una nuova casa proprio sotto il castagno centenario. Ora vi racconto perché, due anni prima, aveva dovuto lasciare il villaggio. Era inverno e faceva molto freddo così moltissimi abitanti si erano ammalati. Giuditta aveva cercato di curarli come meglio poteva ma, ad un certo punto, le sue erbe medicinali avevano cominciato a scarseggiare. Così quando anche Davide, il capo del villaggio, sua moglie Vera e suo figlio Benjamin si erano ammalati, lei aveva fatto tutto quello che poteva per curarli. Vera però aveva continuato ad aggravarsi ed era morta.

Davide non si rassegnava alla perdita e aveva accusato Giuditta di non averla curata bene. “Non hai salvato mia moglie – le aveva gridato – non voglio vederti mai più. Vattene via dal villaggio e non tornare più!”

Cammina e cammina aveva trovato il grande castagno e scoperto che sotto le radici c’era uno spazio abbastanza grande per vivere e lì era rimasta. Ogni primavera, estate ed autunno usciva a cercare le sue amate piante. In groppa alla sua amica lepre raggiungeva i luoghi più lontani. In inverno stava chiusa nella sua casetta ma era molto triste, perché si sentiva sola.

Quell’inverno qualcuno bussò con insistenza alla sua porticina. “Chi è?” aveva chiesto. “Sono Benjamin, il figlio del capo villaggio, ti prego apri la porta.” Giuditta aveva aperto la porta: “Come mai stai bussando alla mia porta?” aveva chiesto, preoccupata. “Ti prego, devi venire con me al villaggio, mio padre sta molto male e nessuno è in grado di curarlo. Abbiamo bisogno di te.” Giuditta non se lo fece ripetere due volte e, preso il cestino con le sue erbe e le tisane s’affrettò a seguirlo.

Quando Davide la vide si fece scuro in volto e con un filo di voce le disse: “Cosa sei venuta a fare, qui?” “Sono qui per curarti, se me lo permetti” rispose lei. Il capo villaggio ma voltò il capo da un’altra parte senza dire più nulla, perché faceva fatica a parlare. Benjamin intervenne: “Papà, devi permettere a Giuditta di curarti, ti prego. Io ho bisogno di te e anche tutti gli abitanti del villaggio vogliono che tu guarisca.” Commosso da quelle parole Davide, sorrise al figlio, e si decise a prendere la medicina che Giuditta aveva preparato per lui. Dopo qualche giorno di cure amorevoli, Davide si sentì meglio e riuscì ad alzarsi dal letto e ad affacciarsi alla finestra per salutare gli abitanti del villaggio.

Poi chiamo Giuditta e le disse: “Ti ringrazio per avermi curato e ridato la salute. Tu sei davvero una brava persona ed io devo chiederti scusa per averti cacciato dal villaggio. Qui c’è un gran bisogno della tua presenza e vorrei che tu tornassi a vivere con tutti noi.” “Non preoccuparti – rispose Giuditta – ogni volta che ci sarà bisogno di me tornerò. Però preferisco restare nella mia casetta nel bosco e voi potete venire a trovarmi ogni tanto, se volete. Là, io potrò continuare a raccogliere, tutti i giorni, le erbe che servono a curare.”

Preso il suo cestino sottobraccio, con il sorriso sulle labbra, lentamente s’avviò verso casa.

(13 gennaio 2021)






Bosco Sacro di Brissago